Comune di San Sperate
Provincia del Sud Sardegna

Ieri sera il consiglio comunale all'unanimità, trovando la coesione della volontà del gruppo Civica San Sperate e della mozione presentata da parte del gruppo Comunità Attiva sullo stesso tema, ha discusso e approvato l'avvio di diverse iniziative a favore della campagna promossa da Amnesty international per sensibilizzare l'opinione pubblica della vicenda che vede coinvolto un giovane studente egiziano, Patrick George Zaky.

I rappresentanti di Amnesty Intenational, presenti ieri in Consiglio Comunale, hanno evidenziato come, per riuscire a salvare Patrick da ulteriori possibili torture e maltrattamenti, sia necessario tenere alta l’attenzione sui mezzi di comunicazione e fare pressione sulle istituzioni egiziane. Per questo motivo Amnesty chiede il supporto di scuole, associazioni e Comuni, di modo che l'attenzione su questo tema non cali.

A seguito del parere favorevole espresso dalla commissione Comunale Benemerenze il Consiglio Comunale ha conferito la cittadinanza onoraria allo studente egiziano in segno di vicinanza a tutte le persone vittima di persecuzioni o soprusi  a causa delle proprie idee o convinzioni.

Insieme a tanti enti locali, università e altri luoghi di cultura del nostro paese, che in segno di solidarietà hanno esposto lo striscione, la sagoma o comunque un simbolo che chieda a tutti l’impegno per avere libertà per Patrick Zaki, invitiamo anche la popolazione ad aderire all'appello di Amnesty International  “FreePatrickZaki”. 

 FREE PATRICK ZAKI

il Sindaco

Enrico Collu

Chi è Patrick george Zaki

"Patrick George Zaki, attivista e ricercatore egiziano, si trova dall’8 febbraio 2020 in detenzione preventiva fino a data da destinarsi. È un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media.

Il 7 febbraio 2020 Patrick Zaki, studente egiziano del Gemma (Master Erasmus Mundus che si occupa di “Women’s and Gender Studies”) dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, viene fermato all’Aeroporto del Cairo, appena atterrato con un volo proveniente dall’Italia.

Nel suo paese avrebbe dovuto trascorrere solo una vacanza in compagnia dei suoi cari in una breve pausa accademica. E invece è iniziato l’incubo.

Dopo diverse ore di sparizione forzata, ricompare il giorno dopo, 8 febbraio, di fronte alla procura della città di Mansura per la convalida dell’arresto. Il mandato di cattura contiene le accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo.

Dopo estenuanti rinvii, le prime due udienze del processo si tengono però solo a luglio. Nella seconda, quella di domenica 26, il giovane studente – visibilmente dimagrito – incontra i suoi avvocati per la prima volta dal 7 marzo. Il 25 agosto, sempre per la prima volta da marzo, vede sua madre, per un breve colloquio. Il 7 dicembre il giudice della terza sezione del tribunale antiterrorismo del tribunale del Cairo annuncia il rinnovo per 45 giorni della custodia cautelare. Il 19 dicembre Patrick incontra nuovamente la madre nel carcere di Tora. «Sono fisicamente e mentalmente esausto, non ne posso più di stare qui e mi deprimo a ogni tappa dell’anno accademico mentre sono qui invece che con i miei amici a Bologna», le racconta. In questi mesi la famiglia ha ricevuto solo due brevi lettere a fronte delle almeno 20 che il ragazzo aveva scritto e inviato.

Patrick Zaki rischia fino a 25 anni di carcere per dieci post di un account Facebook, che la sua difesa considera falsi, sulla base dei quali la magistratura egiziana basa le sue accuse.

A causa della diffusione del Covid-19 anche in Egitto per Patrick, così come per altre decine di migliaia di detenuti egiziani, le preoccupazioni legate all’emergenza sanitaria sono fortissime. "

(dal sito di Amnesty International)