Secondo la tradizione più accreditata (atti proconsolari), Speratus era un martire di Scillum decapitato in Africa il 17 luglio del 180 d.C., le cui reliquie nel VI secolo sarebbero state portate nell’antica Civitas Valeria affinché non venissero profanate dai Vandali. Ovviamente, come sempre, il confine che separa il mito dalla tradizione storica è molto sottile ma, proprio per questo, carico di fascino, suggestione e mistero.
La chiesa è costituita da un’unica navata con due cappelle su ogni lato e un profondo presbiterio, e ripropone uno schema abbastanza diffuso in Sardegna già dal Cinquecento. Alla destra della navata si trovano la cappella dedicata a Santa Prisca, con volta a botte e medaglione della Santa sul paliotto di marmo, e quella intitolata alla Vergine del Rosario, con arco a sesto acuto e volta a crociera. Alla sinistra della navata si trovano la cappella del Sacro Cuore e quella del SS. Crocifisso, con arco a tutto sesto e volta a crociera con gemma al centro. Da segnalare la presenza di un antico fonte battesimale recante, nella parte centrale, un bassorilievo con San Giovanni Battista nell’atto di battezzare Gesù. La torre campanaria, in stile aragonese, possedeva una campana del XVIII secolo che venne poi fusa nel 1958.